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Una casa accogliente per tutti - 30 /08/ 2012 - Santa Maria del Lago
Articolo pubblicato su "IL MOMENTO", settimanale d'informazione della Diocesi di Forlì Bertinoro
“Il Santuario deve restare aperto, perché la sua funzione è quella di accogliere il forestiero”, queste sono le parole di mons. Elvezio Pagliacci, parroco del Lago, che continua: “Forestiero è chi ha bisogno di essere accolto, perché non si sente a casa, è chiunque abbia bisogno di Dio”. Tutti i pomeriggi mons. Pagliacci da circa dieci anni viene da Cesena per aprire il santuario. La zona, pur essendo un’isola di verde e di pace, è prevalentemente industriale, avendo assorbito geograficamente la zona della Panighina e conta circa 900 persone. Ha una storia antichissima. Fu costruito dai Frati Camaldolesi che ricevettero dal Vescovo di Folimpopoli, intorno al 1200, la custodia della celletta in loco preesistente. I frati ampliarono e modificarono la costruzione orientando l’abside verso la via Emilia, perché, come in tutte le prime chiese cristiane era rivolto ad est. All’interno del santuario è custodita un’icona bizantina, l’immagine della Vergine col Bambino, la Madonna del Lago, patrona di Bertinoro. Secondo la tradizione popolare l’immagine fu trovata abbandonata da alcuni pastori, secondo altri sarebbe stata data in dono agli abitanti da monaci greci come ricompensa per l’ospitalità ricevuta. Ciò che conta è che il culto è rimasto vivo negli anni. Al santuario si svolgono tutte le attività parrocchiali anche se in forma ridotta specialmente per quel che riguarda il catechismo, perché, non avendo la parrocchia punti di aggregazione come la scuola, le persone vanno nelle parrocchie vicine. Resta dunque la funzione propria del santuario, una funzione extra-parrocchiale. “Il santuario – precisa mons. Pagliacci – sorge per ricchezza divina, è un luogo di accoglienza ed è motivo di speranza che i fedeli che partecipano alla messa domenicale siano mediamente giovani. Tante sono le persone che vengono da fuori zona per sposarsi così come diversi gruppi ne hanno fatto un punto di riferimento per la preghiera per ricorrenze mariane”. Guardando l’icona mons. Elvezio conclude: “Si dovrebbe chiamare Madre della Tenerezza, perché il guancia a guancia tra la Madonna e Gesù è ciò di cui ha bisogno l’uomo oggi, il bisogno di sentire il tocco di una mamma e tornare bambino”.
Manuela Arrigoni